“La Parola di Pietra” 1

LA PAROLA DI PIETRA”

IL MISTERO ALCHEMICO DELLA BASILICA DI SAN MARCO A VENEZIA

– Parte prima

La Materia Prima dei Saggi appare nelle due formelle alla base del primo arcone, in esse vi è l’Inizio ed il Segreto dell’Arte.

…Questo è il divino e grande mistero” – dice l’Alchimista greco Zosimo – “l‘oggetto che si cerca, QUESTO E’ IL TUTTO, DA LUI IL TUTTO, e PER LUI IL TUTTO, DUE NATURE UNA SOLA ESSENZA; perchè l’UNA ATTRAE L’UNA E L’UNA DOMINA L’UNA...”1

I formella La Femmina sul Drago

(I formella a destra del portale il drago con le ali e la Femmina Misteriosa)

La Raffigurazione è quella dei due draghi dei quali ci parla Nicola Flamel2: “Considerate bene questi due draghi, poichè essi sono i veri principi della Filosofia, che i Saggi non hanno osato svelare ai loro propri Figli. Quello che si trova sotto, senza ali, è il Fisso o il Maschio; quello di sopra è il Volatile, ossia la femmina nera e oscura, che prevarrà per parecchi mesi…”

il Maschio sul drago

(prima formella a sinistra del portale, il Drago senza ali ed il Maschio)

Nicola Flamel “il Libro delle figure geroglifiche”

(Nicola Flamel “il Libro delle figure geroglifiche”: il portale.

La formella n.2 rappresenta i due Draghi, quello con le Ali e quello senza Ali. La formella n. 3 indica l’Uomo e la Donna)
i due draghi

i due Draghi di Nicola Flamel

(Nicola Flamel, il drago con le ali ed il drago senza ali “Il Libro delle Figure Geroglifiche”)

Il Drago senza ali è lo Zolfo, il Fisso, il Maschio; l’altro con le ali è il Volatile, la Femmina, il Mercurio3.

San Marco, figura ottenuta accostando i draghi delle prime formelle

(San Marco, figura ottenuta semplicemente accostando i draghi delle prime formelle del primo arcone. Da notare la posizione delle gambe: dinamica, sopra il drago alato e statica sopra il drago senza ali!)

San Marco, i 2 draghi accostati e “puliti”

(Basilica di San Marco, i 2 draghi accostati e “puliti” originano l’Ouroboro, il drago-serpente che si morde la coda e si rigenera…)

l’alchimista Eleazar: figura dei 2 draghi

(l’alchimista Eleazar così raffigura i 2 draghi in cerchio, negli angoli i 4 elementi)

Il Fisso ed il Volatile, il Maschio e la Femmina, il Secco e l’Umido, l’attivo e il passivo, ciò che è in alto e ciò che è in basso: è la polarità della vita stessa4; così, prima del 1330, il rosini dice “…prendi dunque dalla pietra dovunque trovata, che si chiama Rebis… vale a dire Binas-Res, due cose cioè l’umido ed il frigido, il secco ed il caldo”, e della stessa opinione è l’alchimista veneziano Lorenzo Ventura che specifica che la Pietra Filosofale … “di due infatti è composta, dello sperma del Maschio e del mestruo della Femmina…”5.

Rebis biblioteca Vadiana

(il Rebis  – cosa doppia- unisce in se le due nature di Re e di Regina, raffigurato in un manoscritto alchemico (1530 circa) sorge dai due draghi, con le ali e senza.)

Cavalieri del Sole e della Luna

(Manoscritto alchemico in cui le due nature sono raffigurate come Cavalieri del Sole e della Luna che cavalcano belve con le ali e senza.)

E le raffigurazioni dell’Uomo e della Donna seduti sopra i due draghi ci indicano il Padre e la Madre Primordiali6.

disegno, I formella I formella a destra del I arcone

(Prima formella a sinistra e prima formella a destra del primo arcone)

Sono figure enigmatiche, perché sono il Canto, la celebrazione della Vita.

Sono enigmatiche perché la loro essenza è il Mistero stesso.

Il Drago esprime il Principio, la forza primordiale, il mistero della natura come UNITA’ DEL TUTTO7

E’ Misterioso perché…dimenticato!

I Draghi sono gli antichi custodi dei tesori ed assimilati ai Grifoni sono coloro che custodiscono il mitico regno degli Iperborei, la fonte stessa della Vita!

Sono animali selvaggi, perchè selvaggia è la Vita8.

La Vita Selvaggia, il Mistero, risuona solo la dove si è abbandonato ogni sentiero, (ogni schema, ogni educazione, ogni conformismo) solo se si riesce ad abbandonare totalmente il conosciuto, gli appigli, si può percepire la corrente di vita: l’apertura in-mediata al Tutto; ma ciò richiede un grande Coraggio!

E Coraggiosi sono gli Eroi.

Solo l’eroico coraggio di aprirsi all’infinito (di non chiudersi dietro conformismi, maschere, parvenze, culture, alibi; siano essi l’educazione, la superstizione, o la religione) può rivelare l’ancestrale Materia Prima.

Nascosto è il regno dei draghi, perché nascosta ed occulta è la Vita9

Si può dire che il Drago indica la Terra.

Il Drago Ha il suo regno nelle “Viscere della Terra”.10

…Ma la Terra non è qui il pianeta ma è il principio, la fonte della Vita, la “Matrix”, la Grande Generatrice.

Così nelle formelle troviamo una testa del “Drago” che si nutre al seno dell’Antica Madre11

La Terra come nutrice da Michael Maier (1618)

(La Terra come nutrice raffigurata nell’Atalanta Fugiens (1618) dell’alchimista Michael Maier. “Quanto grande sarà colui che sarà nutrito dalla terra” dice il medico rosa+croce)

I formella La Femmina sul Drago (Formella di San Marco indicante la misteriosa “Materia Prima”. Dice l’Alchimista “Così bisogna nutrirla con il suo proprio latte”)

Ermete dice “LA TERRA E’ LA SUA NUTRICE

…continua …
(Ferdinando Rizzardo)

1 “Collection des Anciens Alchimistes Grecs” M.BERTHELOT, Paris, 1888; Vol.III, pag.146; dal Ms. greco n° 299 della Biblioteca Marciana di Venezia del XI sec.
2 Nicola Flamel, “Il libro delle figure geroglifiche” dalla traduzione italiana pub. dalle edizioni Mediterranee, Roma, 1978, Pag.85:-” Sono il SOLE e la LUNA di fonte MERCURIALE e d’origine SOLFOROSA, che con il fuoco perpetuo si adornano di Vesti Regali, per vincere ogni cosa metallica, solida, dura e forte, quando saranno uniti e quindi mutati in QUINTESSENZA”. Ed a pag.86 “sono ancora i due Serpenti attorcigliati attorno al Caduceo o Verga di Mercurio, con i quali questi esercita la sua grande potenza trasfigurandosi e mutandosi a suo piacimento…”; e nel “Sommario Filosofico” lo stesso Flamel aggiunge: (pag.63 e seg.) “Dunque numerosi uomini di scienza hanno, con licenza, raffigurato questi due spermi con sembianze di Dragoni, o Serpenti peggiori dei Grifoni: l’uno con ali terribili, l’altro senza ali, ambedue orribili. Il dragone raffigurato senza ali è lo Zolfo, le cose stanno così, e non vola mai via dal fuoco: ecco il primo cibo, ma disgustoso, che causa sofferenze a chi non conosce la materia. L’altro Serpente, quello con le Ali, è l’Argento vivo, di cui mi interesso, e che è sperma femminile, formato d’aria e d’acqua nella miniera…” opera contenuta nello stesso vol. del “Libro delle ….” ed Mediterranee, Roma.
Sui draghi che Flamel chiama “Sperma”, si veda anche la definizione data dall’Alchimista italiano Cesare Della Riviera in “Il Mondo Magico degli Eroi” :- “Chiamasi il Drago nella lingua latina DRACO, che cabalisticamente vuol dire Dans Radiorum COpiam…” pag.65 della seconda edizione di Milano del 1605, riprodotta in ed. numerata da Archè, Milano, 1971. Titus Burckhardt in “Alchimia”, ed. Azoth, Lugano, 1976 dedica ampio spazio alle raffigurazione dei Draghi di cui riproduce vari modelli iconografici e a pag.117 afferma che: – “L’immagine di una copia di serpenti o di draghi avvinghiati che si mordono a vicenda è già divulgata nell’arte irlandese ed anglosassone. Nella scultura romana essa ricorre talmente spesso e ha un compito di tale evidenza nella decorazione di edifici sacrali, (infatti il tema si ripete presso quasi tutte le chiese Romaniche), da indurci a vedervi una sorta di “firma” di certe scuole cristiano-ermetiche”. Ed ancora, a pag.118 “…l’assenza di ali indica sempre la natura statica dello Zolfo, mentre l’animale alato, sia esso un Drago, un Grifone o un Aquila, rappresenta il Mercurio Volatile”. …”il simbolo alchimistico del Drago si avvicina… a quello estremo orientale del drago cosmico che dapprima vive nell’acqua come pesce e poi si innalza al cielo come essere alato. Ricorda inoltre il mito Azteco di Quetzalcoatl, il Serpente pennuto che si muove successivamente sottoterra, sulla terra e in cielo. Abbiamo menzionato tutte queste affinità con i simboli dell’Alchimia per dimostrare come in essa si rifletta, in maniera particolare ed entro certi limiti, una sapienza cosmologica di portata generale”. Interessante tra le numerose illustrazioni, appare la terza tavola inserita tra le pag.60 e 61, in cui sono riprodotti due candelabri trovati nella tomba di San Bernuardo. “San Bernuardo, istitutore di Ottone III, (993-1022) figlio della principessa bizzantina Teofano, fondò, dopo la sua nomina a Vescovo, delle officine per la metallurgia, oreficeria, calligrafia e pittura”. Sui piedistalli dei candelabri trovati sulla sua tomba vi sono coppie di DRAGHI avvinghiati cavalcati da uomini nudi!
Il Fulcanelli ci ricorda che “l’aspetto in generale, la sua ferocia, la nota bruttezza del drago ed il suo singolare potere vitale corrispondono esattamente con le particolarità esterne, con le proprietà e le facoltà del soggetto…”..”basta ricordare che il Drago è scelto come rappresentante geroglifico della materia minerale grezza con la quale si deve iniziare l’Opera”. Fulcanelli, “Le Dimore Filosofali” ed Mediterranee, Roma, 1973, tvol.II, pag.118.
3 Lo zolfo ed il Mercurio per gli alchimisti non sono quelli volgari, ma come più volte affermano gli alchimisti chiamandoli con l’appellativo “Nostro”, ad evitare di confonderli con gli elementi chimici: “…ma noi pigliamo un altro principio, che la intenzion nostra non è de pigliar Argento Vivo e Solphare (cioè Mercurio e Zolfo) per far Oro como fa la natura nelle miniere; ma cerchiamo far una Medicina che la virtù del Oro a comparation sua è rugginoso ferro perchè questa materia è molto più digesta e depurativa che non è l’Auro, e ben che l’arte nostra sia fondata sopra la natura non è perho sopra sui principij, perchè l’magistero nostro principia dove la natura finisce…” Cristoforo Parigino (alchimista attivo a Venezia e a Parigi nel sec.XV – vedere nota secondo numero della rivista “Ha Ha Ha!”-), “Summetta”, Mss. della Biblioteca Marciana segnatura: It. cl. III cod. 44, (5053).
Flamel ci raccomanda di usare uno Zolfo fisso “ma non parlo dello zolfo volgare” e lo stesso lo dice per il Mercurio; ed ancora “i Filosofi nascondono significati che non sono diretti ai bambini; quando citano i metalli volgari lo fanno con allegorie dottrinali: infatti sanno che tali metalli volgari sono morti (qui non c’è possibilità di dubbio)… Infatti chi fa ricerche su questo non può trovare…”
4 In un manoscritto conservato nella Biblioteca dell’Arsenal, Parigi, fascicolo 6.577, riportato da Carl G. Jung in “Psicologia e Alchimia”, ed. it. Boringhieri, Torino, 1981, a pag.244 vi è raffigurato il “Rebis”, “Ermafrodito incoronato come unione di Re e Regina tra l’albero del Sole e quello della Luna…” ed a pag.243 riferendosi alla figura dice: “Il Bianco e il Rosso denotano la Regina ed il Re, che anche in questa fase possono celebrare le loro nuptiae chymicae”. Alla base della raffigurazione troviamo un dragone doppio, cioè con due teste, una parte ha le ali l’altra è senza! Ritroviamo in questa raffigurazione, in sintesi, gli elementi del ns. “arcone”: alla base il doppio drago, più in alto l’Uomo e la Donna incorniciati tra l’albero del Sole e quello della Luna (nel nostro caso l’intreccio formato dalla Vite e dal Melograno e dai due rispettivi frutti, l’Uva, corrisponde in questo caso al frutto lunare, ed il Melograno, corrisponderebbe al frutto Solare. Sul concetto di “polarità” caro agli alchimisti, si veda il bel saggio di Pietro Negri “l’Androgino Ermetico e un codice plumbeo alchemico italiano” in “Introduzione alla Magia” a cura del “gruppo di Ur”, ed. Mediterranee, Roma, 1971, ristampato in appendice, pag.71-98 in “Un libretto di Alchimia inciso su lamine di piombo nel sec.XV”, per le stesse edizioni, 1979.
5 “Un libretto di alch…” Op. cit. La citazione del Rosini è tratta del “Rosini ad serrata Episcopum” in Auriferae Artis quam Chemia vocant…” Basilea, 1572; quella del Ventura in Liber de conficiendi Lapidis Philosophici ratione..” in “Theat. Chem.” vol. 2°, pag.286.
6 Il Padre e la Madre Universali sono il Soggetto degli Alchimisti e numerosissime sono le illustrazioni; raffigurati come Re e Regina illustrano il “Rosarium Philosophorum”, il famoso testo alchemico del XIV sec. commentato da Carl G. Jung in “Die Psycologie der Ubertragung” ed. italiana “La Psicologia del Transfert”, 1965, il Saggiatore, Mi. Traduzione francese (dal edizione del 1550) “Le Rosaire des Philosophes”, ed Librairie de Medecis, Paris, 1973.
Nicola Flamel, il famoso alchimista del XIV secolo, nel suo “Libro delle Figure Geroglifiche”, dopo la prima tavola che rappresenta i due draghi, raffigura “un Uomo e una Donna, con una veste aranciata su campo azzurro e blu, con delle scritte su rotolo”. Queste raffigurazione del Flamel corrispondono perfettamente alle figure degli arconi di San Marco. Flamel così commenta la tavola: “Ho fatto dunque raffigurare qui due Corpi, uno di Maschio, l’altro dei Femmina, per insegnarti che in questa seconda operazione hai realmente, ma non ancora perfettamente, due nature congiunte: quella Maschile e quella Femminile, o piuttosto i quattro elementi, e …. il secondo fine, pure molto importante, è questo: ho dovuto dipingere due Corpi, perchè bisogna che in questa operazione tu separi ciò che è stato coagulato, per ricavarne poi un nutrimento, un latte di vita, da dare al Fanciullo nascente, dotato,(dal Dio vivente) di un Anima vegetativa…”. E’ da notare che l’alchimista francese pone, nella raffigurazione, due iscrizioni, una parte dalla spalla destra della figura Maschile, (altezza della bocca); l’altra, parte dall’altezza del seno della figura Femminile; possiamo quindi trovare una nuova analogia con i rilievi Marciani, al posto delle iscrizioni troviamo, nella figura Maschile, i due serpenti che scendono fino alle caviglie, (simbolicamente indicano il processo della Coagulazione), nella figura Femminile invece del cartiglio troviamo, sul seno, una testa del dragone Alato intento a nutrirsi, (simbolicamente in quest’atto, si può scorgere il processo della Soluzione). D’altra parte, in Flamel, il “Solve et Coagula” è sottinteso anche dalla posizione delle braccia, che nella figura Maschile sono rivolte in basso, mentre la figura Femminile alza un braccio verso il cielo.
“La Magia naturale consiste, come affermano gli Indi, nel congiungimento del Cielo Maschio con la Terra Femmina; laonde a quella guisa, che l’esperto agricoltore suole accompagnar gli olmi alle viti, così il saggio Heroe congiunge alla Terra il Cielo, e le inferiori virtù alle superiori; e in cotal applicazione de gli attivi a i passivi è senza verun dubbio tutta la Magica forza riposta…” . C. della Riviera, “Il Mondo Magico degli Heroi”, pag.82, della edizione di Milano del 1605, riprodotta da Archè, Milano,1971.
7 Nel manoscritto. della Marciana riportato dal Berthelot, in “Collection des Ancien Alchimistes grec”, Paris, 1880, t.II. vi è raffigurato il dragone “OUROBOROS”, in forma di cerchio che si morde la coda ad indicare la Totalità, al centro vi è l’iscrizione “UNO IL TUTTO” che è la chiave principale per comprendere l’Alchimia.
– Simile raffigurazione compare anche in altri testi alchemici, ad esempio Ms. Grec. 2327, f.297, della Bibliotheque Nationale, Paris, riprodotto in “The Secret art Alchemy” di S. Klossowski de Rola, ed Avon Books, Netherlands, 1973, pag.33.
– Il Flamel, “Il Libro delle Figure Ger…” Op. cit., dice: “Sono questi i Serpenti e i Draghi che gli antichi Egizi hanno raffigurato in circolo, con la testa che morde la coda, per significare che unica era la loro matrice, sufficiente a se stessa, in grado di perfezionarsi con il suo moto circolare…”.
Sull’importanza primaria per i Filosofi dell’apertura alla Totalità è emblematica la formula espressa da Zosimo: “TUTTO NEL TUTTO”! Codice greco della biblioteca Marciana a Venezia, tradotto da Berthelot in “Collection des Ancien Alchimistes grec”, Paris, 1888, tom. II, pag.143.
– Sulla concezione della Totalità come “Trascendenza compresa nella immanenza” si veda J. Evola, “La dottrina della Palingenesi nell’ermetismo medioevale” saggio pubblicato sulla rivista “Bilychnis”, e ripub. ed. Ar, padova, 1970, p.67-112, in cui è citata la formula “dei testi trasmessi dal Pseudo Democrito: LA NATURA SI RIGENERA CON LA NATURA; LA NATURA DOMA LA NATURA; LA NATURA DOMINA LA NATURA” ; testo compreso nei Cod. Grec. Marciani, tradotti dal Berthelot.
8 Il Lambsprinck (metà del sec. XIV?) raffigura un Dragone nella II tavola del suo trattato “De Lapide Philosophico” (rip. Musaeum Hermeticum), e lo raffigura nella Selva, a sottolineare il carattere Selvaggio del Drago (e quindi della Natura). “Ora dice il Philosopho che vi è un mostro nella selva interamente coperto di nero” (si veda il drago alato di Flamel che è Nero!). La tavola porta l’iscrizione “Osservate qui presto il Nero mostro della Selva”, seguendo la trad. ed. Archè, Mi.,1981. Secondo la traduzione riportata da Giorges Ranque in “La pietra Filosofale”, ed. Mediterranee, 1973, Roma, pag. 173: – “Fai bene attenzione, Figlio, alla Bestia nera e feroce della foresta”. E nella III fig., a pag.174 – “ i Filosofi dichiarano apertamente che vi sono due Bestie Selvagge in questa Foresta”.
La Selva viene ad essere, per il Lambsprinck, paragonata al Corpo – Figura III – dove è detto: “se guardiamo al fondamento (del simbolo) la Selva prenderà il nome di Corpo!”.
9 Tenendo presente l’equivalenza simbolica di certe bestie feroci, quali il Drago e il Leone, per l’Alchimista, (ad esempio Cesare Della Riviera in “Il Mondo Magico degli Eroi”, Mi, 1605, rip., Milano, Archè, 1971): “…Addimandasi di più cotal Drago Leone… essendo egli la Materia Prima, leggiamo nel “De Lapide Philosophico” dell’antico Alchimista Lambsprink (prima metà del sec. XIV?), “I Filosofi ci insegnano, degni di fede, che due Leoni (Dragoni) robusti, vale a dire Maschio e Femmina, si aggirano e si nascondono in una valle Tenebrosa e Orrida e che sia compito dell’Arte catturare (queste fiere) dall’orrido, crudele aspetto ed immagine, rapide sfrenate e ferocissime”.
“…A colui che avrà saputo con sagacia e astuzia, tendere loro una trappola, mettere loro freno e domarle e sarà stato capace di rinserrarle nella stessa Selva si potrà con pieno merito e diritto ascrivere il titolo di Adepto”. Fig.IV, pag.XXXIIII dal edizione italiana di Archè, Milano, 1981, “La Pietra Filosofale”.
– Ancora sull’equivalenza simbolica tra Drago e Leone:
– “A quella (Materia Prima) gli antichi hanno posto gli nomi di Serpenti, Draghi, Leoni, Orsi e Basilischi, e altri animali feroci e venenosi, per la sua orribile e venenosa natura, avanti la conveniente digestione…” . La “Esposizione di Geber Filosofo” di G. Braccesco da Orzinuovi, riproduzione anastatica dell’ edizione del 1562, Archè, Milano, 1967.
10 Sul legame tra Terra = Tartaro e Drago: – “Ma spiegata cabalisticamente cotal voce TARTARUS, ella maravigliosamente partorisce l’essenzial sua definizione; mostrando quello essere:
Terrae Ardor Tardans Rutilantia Sidera
Non meno misterioso degli altri, è il nome di Drago, dato parimenti al suddetto TARTARO da Magi; appo de’ quali esso Drago è nota della Magica Terra…” Cesare Della Riviera, “Il mondo Magico degli Eroi”, 1605, op. cit.
11Nella “Tavola di Smeraldo“, testo chiave dell’Alchimia, attribuito allo stesso Ermete Trismegisto, si legge:
LA TERRA E’ LA SUA NUTRICE
Da questa celebre frase il medico RosaCroce Michel Maier ha ottenuto la II tavola dell'”Atalanta Fugiens hoc est Emblemata nova de secretis Naturae Chymica…“, Opphenheimii, 1618, riprod. l'”Atalante Fugitive“, ed. Librairie de Medicis, Paris, 1970, pag.65 (vedere fig…..).
Anche MYLIUS, in “Philosophia Reformata“, 1622, raffigura la Terra come Prima Materia che nutre il “Figlio dei Filosofi”. La stessa tavola viene riprodotta de STOLCIUS DE STOLCENBERG nel suo
Viriddarium Chimicum…“, Francofurti, Lucae Jennis I., 1624. Riprodotto con traduzione da Nardini editore, Firenze, 1983, pag.84 (vedere fig. …….) Il simbolo della Natura che genera sè stessa e che Nutre sè stessa è antichissimo ed ebbe vasta eco nell’ermetismo medioevale, così nella “Turba Philosophorum” è detto: “Natura gode di sè nella Natura; Natura supera la Natura; natura contiene Natura“, “Bibliotheca dei Philosophi Chimici“, t. II, p.5; J. Evola ricorda che: “nel codice Marciano, come Chiave dei testi trasmessi dallo Pseudo Democrito (sec. VII?) si da la formula: “La Natura si Rigenera con la Natura; la Natura doma la Natura; la Natura Domina la Natura“. “I Saggi di Bilychnis“, 1930.
Huginus a BARMA ancor più sinteticamente afferma: “Così bisogna nutrirla con il suo proprio latte…“, in “Saturnia regna in aurae saecula conversa“, 1657, traduzione it. Arktos, Carmagnola, 1979, cap. XLVIII.  Morieno Romano nel dialogo con il re arabo Calid (famoso testo Alchemico tradotto dall’arabo per la prima volta nel 1144 da Roberto di Chester) afferma che “Ciò che prepara
questo corpo è il sangue, cioè il LATTE DI VERGINE, che li unisce e li congiunge e di tutti fa un corpo solo: per questo è necessario tenerlo a lungo ad un fuoco lieve, che si mantenga costante, senza diminuire ne aumentare
” ed ancora spiega che dopo aver purificato  e lavato il “Corpo” “tu immetta in esso l’anima, cioè il LATTE di VERGINE“. In un altra ricetta per preparare l’ELIXIR  Morieno così disse al re Calid: “Prendi il fumo bianco, cioè il LATTE di VERGINE, e il Leone Verde, cioè il Fuoco…“, da “Il Testamento Alchemico” di Morieno Romano a cura d Michela Pereira, ed. Atanor, Roma, 1996. C. G. Jung ricorda che la Materia Prima: “E’ la Madre degli elementi e di ogni creatura. Un tale Mistero non può essere espresso da nulla“, in “Psicologia e Alchimia“, op. cit. pag. 328.