LIBRERIA Marciana

I Simboli del Mago DELMINIO si ritrovano nella Libreria Marciana che è fondata sul numero SETTE e TRE.

Tutta la Libreria appare sostenuta da sette gradini (attualmente ne rimangono tre fino al portico, perché quattro sono rimasti interrati dopo la soprelevazione della piazza).

Il lato verso il campanile da cui inizia la costruzione (è noto che il Sansovino progetta la Libreria allineandola con il campanile) è diviso in TRE archi e l’arco centrale porta in “Chiave”, quasi ad introduzione, FANETE.

Fanete

Fig. 10: – Libreria Marciana, esterno, lato verso il campanile, sottarco, particolare: Fanete il “portatore di Luce” nasce dall’uovo cosmico, è circondato dallo zodiaco ed ha il corpo avvolto dall’antico serpente dalle tre teste. Lo stesso simbolo si ritrova a Padova nell’ingresso dell’Odeon del nobile e colto Alvise CORNARO Accademico degli “Infiammati” (1524).

Fanete (il Portatore di LUCE) che nasce dall’Uovo Cosmico, è circondato dallo Zoodiaco ed è  avvolto dall’antico serpente che finisce con il TRIPLICE capo sul cuore (tre teste – passato, presente e futuro – simbolo caro, con qualche variante, al CAMILLO ed al TIZIANO.

E’ simbolo della Prudenza, vitale per la Serenissima, e …del TUTTO.

Tiziano le tre età

Tiziano raffigura il Tricipite (o “Tricefalo”) probabilmente seguendo le indicazione del Mago Giulio Camillo Delminio:

“il Lupo significava il tempo passato, percioché ha già devorato; quella del Leone il presente (se presente dar si può)…. e quella del cane significa il tempo futuro, percioché a guisa di cane adulatore il tempo futuro ci promette sempre di meglio. Adunque questa immagine conterrà questi tre tempi Saturnini”

L’idea del Theatro, Venezia, 1550

Il Tricefalo si ritrova a Venezia a Ca’ Vendramin a Santa Fosca, a Ca’ Trevisan-Cappello in canonica, e 2 volte nell’Hypnerotomachia Poliphili.

il “Tricefalo” e il pellicano a Ca’ Vendramin a Santa Fosca

Palazzo Vendramin a Santa fosca. Stipite di destra del portale, particolare della parte sommitale con il “Tricefalo”, sotto le rose e sopra il Sacro Pellicano che si squarcia il petto per nutrire i suoi tre piccoli! E’ in questa casa, abitata da Taddeo Contarini, che Marcantonio Michiel nel 1525 vide il misterioso quadro di Giorgione “ i Tre Filosofi” (ora a Vienna).

il tricefalo raffigurato nel Polifilo il Tricefalo raffigurato nel PolifiloHypnerotomachia Poliphili

Il Tricefalo raffigurato da Achille Bocchi

Achille BOCCHI, rappresentazione del Tricefalo

Segue nei sott’archi la storia di Prometeo, che ruba il Fuoco agli Dei ed è intento ad animare una statua! (riferimento all’Asclepio?).

Prometeo

Nel lato fronte Palazzo Ducale troviamo i SETTE pianeti, il primo Arco è introdotto dal Malinconico e freddo Saturno (nel sottarco, decorato a grottesche secondo la moda dell’epoca, appare la clessidra simbolo dello scorrere del tempo).

Saturno - chiave d’arco della Libreria Marciana

Libreria Marciana, Chiave d’arco raffigurante l’antico vecchio freddo Saturno!

Nel primo grado adunque si vedranno sette porte dissimili, percioché ciascun pianeta in figura humana sarà dipinto sopra la porta…”

Giulio Camillo Delminio, L’idea del Theatro, Venezia, 1550

Segue GIOVE sorridente espansivo e… “Gioviale” (il sottarco ne riporta aspetti archetipici).

Giove - Libreria Marciana

Giove – Libreria Marciana, chiave d’arco raffigurante Giove, sorridente, con capelli e barba ricci e …gioviale!

Nei Sottarchi, le storie dei Titani si alternano agli archetipi dei Pianeti come a dire che nel mondo sublunare si rimane sottoposti alle influenze astrali.

I Titani Sono i figli degli Dei e delle Donne e perciò partecipano alla doppia natura, Terrestre e Celeste, ma compiono l’unico grande peccato contemplato anche dai Greci: la “TRACOTANZA” l’Ybris.

Sono destinati a perire.

Tutto ciò è così pregnante da suggerire che si tratti di immagini magiche, o se si preferisce usare i termini moderni archetipiche (appartenenti al patrimonio inconscio di tutta l’umanità).

Un poeta contemporaneo, F. Arrabal notava (senza conoscere queste immagini) che il transatlantico TITANIC, presentato come la meraviglia tecnologica del secolo, l’inaffondabile pronto a sfidare tutti gli oceani, era invece destinato al naufragio.  Per una singolare coincidenza la tragedia avvenne nell’oceano Atlantico.

ATLANTE è proprio il nome di un Titano !

La Libreria ha una TRIPLICE fondamentale suddivisione che si può così schematizzare:

  • piano Inferiore la Materia con le sue lotte;
  • piano Nobile le ARTI e le SCIENZE;
  • più su gli DEI svettano a coronamento nel cielo

  • Portale Marciana

    Il portale monumentale, posto nella parte centrale della costruzione, porta scolpiti i segni della sapienza esoterica rinascimentale.

    Sopra l’ingresso troviamo a sinistra Pallade–Atena e a destra Ermete-Mercurio con il caduceo e la testa di Argo.

    Il Nobile sapiente sapeva così che la Libreria era dedicata alla Sapienza Ermetica. Ma c’è di più…

    Atena scaturisce dalla testa spaccata di Giove, indice della suprema intuizione che spacca il pensiero discorsivo-dialettico.

    Ermete ha in mano, come trofeo, la testa mozzata di Argo dai cento occhi: è necessario proprio decapitarsi, dall’inutile chiacchierio mentale, dalle proprie convinzioni, pregiudizi, in altre parole dai propri pensieri egoistici per poter accedere alla vera sapienza.

    Alla base, sugli stipiti, accolgono il visitatore due enormi figure femminili colte nell’atto di scoprirsi il seno ad indicare, al sapiente visitatore, che per accedere alla Sapienza bisogna aprire il cuore!

    Questo è in sintesi il percorso iniziatico Ermetico-Platonico che avevamo visto all’inizio: come Ermete al principio ha dovuto lottare ed uccidere Argo “dai cento occhi”, che teneva prigioniera Io (atto raffigurato dal Pinturicchio nella stanza dei Santi nell’appartamento del BORGIA in Vaticano), per divenire colui che dà le Leggi, le Lettere ed infine diventa Dio, così bisogna elevarsi dal piano materiale dominato dai bassi istinti (Titani-tracotanza Ybris ) e mediante lo studio le scienze e le ARTI (piano “nobile” della biblioteca dove si conservavano i testi del Bessarione, e dove aveva sede l’Accademia della Fama o dei Nobili) elevarsi fino al piano divino.

    A questo proposito è bene ricordare ciò che dice Zolla mentre descrive il giardino ermetico di Valsanzibio, “così i sapienti, dimesse le cure della vita civile, dovevano periodicamente raccogliersi nella meditazione estatica: questo l’insegnamento centrale impartito alla parte eletta del patriziato verso la fine del secolo XVI dall’Accademia degli Uranici erede dell’Accademia Medicea e delle dottrine di Marsilio Ficino”.

    L’Accademico Alessandro Farra (Accademia degli Affidati), al percorso iniziatico dedicherà il suo “Settenario dell’Humana Ridutione”, dove spiegherà con lucidità che è necessario passare attraverso la morte filosofica, cioè morte di tutte le passioni umane, terrene e divine, per accedere all’arte, attraverso il “poetico Furore” fino alla trasmutazione in Dio.

    Ma ascoltiamo le straordinarie parole scritte nel ‘500 dal Farra e dirette ai “soci” dell’Accademia:“…l’Huomo (come ben diceva MERCURIO TRISMEGISTO) miracolo e animale degno d’essere adorato: nel quale, come nella sua propria immagine, pose il sommo fattore non pur la libertà di volere, ma la virtù di FARSI IDDIO, mercé di quella incomparabile felicità, che i Teologi Greci chiamano TELOS, i nostri FINE ESTREMO e ULTIMO, e i più segreti contemplatori Hebrei DEIFICAZIONE… l’huomo dunque si trasforma in Dio? …non veggo, perché l’huomo in natura divina trasformar non si possa… l’huomo dunque può FARSI IDDIO… l’huomo a simiglianza pur d’IDDIO desidera essere il TUTTO: Percioché TUTTE LE COSE IN QUANTO COSE SONO SONO VERE. A questo solo fine rivolsero le Theologie loro i Fenici, gli Assiri, gli Egizzi, i Chaldei, le speculazioni loro i cabalisti Hebrei, le sacre purgazioni gli antichi MAGI, le divine contemplazioni i Filosofi Platonici… Tutte queste cose sono introdotte, perché l’Huomo questa sua dignità conoscendo, non pure non sdegni ma fugga le cose terrene, dispregi le celesti, cioè non tenga conto di cosa, ch’al mondo sensibile appartenga, non si contenti della natura angelica, ma TUTTO con l’ali sue divine per l’UNITA’ DELL’INTELLETTO SUO con l’UNITA’ Suprema si congiunga, ivi SI FERMI, e Ivi s’acquisti la DEIFICAZIONE, che DIO finalmente lo rende…”

    Parole che vanno meditate al fine di comprendere come l’essenza del rinascimento resta ancora inaudita e sfugga alla cultura “ch’al mondo sensibile appartenga”, che si perde nel dettaglio, negli aspetti formali, nelle analisi e nelle sterili discussioni e che perde l’essenza del grande respiro.

    La “Scala d’Oro” della Libreria Marciana inizia e finisce con Ercole, simbolo dell’iniziato, ed Ercole tra le fiamme è l’immagine dell’Accademia degli Infiammati di cui il BEMBO (uno dei fondatori dell’Accademia Veneziana o della Fama) faceva parte.

    Ercole, Scala d’Oro della Libreria Marciana

    Ercole è caro agli Accademici, rappresenta la Forza nel senso etimologico ossia la Virtù (da Virtus = Forza).

    Narra il mito che Ercole, dopo essere passato attraverso le 12 fatiche, ebbe altre avventure ed alla fine …sbagliò camicia ed… impazzì. Resosi conto della propria follia, si costruì una pira su cui si diede fuoco.

    Il fuoco avvolse il corpo di Ercole, ma… con stupore tra le ceneri non rimase nemmeno un ossicino.

    Questo mito, agli Accademici, indicava il Fine Ermetico espresso con estrema chiarezza dal Farra: la realizzazione del Corpo di Luce ossia la trasmutazione in Dio.

    D’altra parte già Plutarco aveva notato la somiglianza tra teleutan: morire e teleisthai: “essere iniziato”.

    Il Vescovo Egidio da Viterbo, il sapiente discepolo del Ficino, ricorda che “bisogna cercare l’oro nascosto nella selva, cioè la similitudine e splendore divini che rifulgono dentro la mente umana; e poiché questo non può avvenire se non con l’abbandono del corpo…. bisogna …separarsi dal corpo, e ciò avviene con la morte. Una duplice separazione opera una duplice morte: l’una della natura, l’altra della FILOSOFIA; l’una del volgo, l’altra dei Sapienti…”.

    Anche il linguaggio Architettonico rivela lo stesso percorso: al piano terra l’ordine Dorico, sobrio nella sua semplice eleganza, sopra l’ordine corinzio, con le colonne dalle eleganti scanalature e con le raffinate volute (o altre volte l’ordine ionico seguito da quello composito), il tutto seguendo sempre la medesima gerarchia Assiale, dalla Terra al Cielo (il motto dell’Accademia Veneziana esprime l’ascesa: “Così dal Basso me ne volo al Cielo”, evocando le parole di Ermete …sale dalla terra al cielo…!).

    Ordini Architettonici della Libreria Marciana

    Piano Terra. L’Ordine Dorico, elegante nella sua essenzialità. Piano Primo. L’Ordine Ionico in cui si nota la maggiore raffinatezza e ricchezza del decoro.

    Questa “grammatica” sarà comune non solo alla libreria ma a tutto il linguaggio architettonico del Rinascimento ed oltre.

    Nell’Architettura lo studio di VITRUVIO costituirà il modello per gli Architetti rinascimentali. I “Dieci Libri dell’Architettura” verranno tradotti a Venezia dal dotto Daniele BARBARO (1556 – 1567). Vitruvio influenzerà i maggiori Architetti e lo stesso PALLADIO da cui trarrà il modello per il Teatro Olimpico di Vicenza (1550-1580?). In Vitruvio troviamo il concetto della “Concinnitas”: dell’armonia delle singole parti col tutto, regola fondamentale del buon costruire, che trova diretta corrispondenza con l’ermetismo!

    Daniele Barbaro nel suo commento al Vitruvio dedicherà ben 7 pagine alle proporzioni, e già il Cesariano nel suo commento a Vitruvio aveva insistito sull’importanza della conoscenza delle proporzioni e della musica per l’Architetto.

    In VITRUVIO il Teatro riflette le proporzioni del Mondo e l’Auditorium è diviso in SETTE corsie e in SETTE ingressi, quattro triangoli equilateri iscritti in un cerchio il cui centro è al centro dell’Orchestra simbolo dei Trigoni dei pianeti iscritti entro lo Zodiaco; in due parole: ripropone l’UNITA’ DEL TUTTO!

    Il numero è così importante che caratterizza tutta la vicenda marciana: la “scala d’oro” ha una copertura voltata divisa in TRE riquadri ripetuti SETTE volte, fino al pianerottolo, poi prosegue con la seconda rampa ugualmente divisa in TRE riquadri che si succedono SETTE volte.

    La Scala d’Oro della Libreria Marciana

    La Scala d’Oro della Libreria Marciana particolare dell’ultima rampa

    Per la decorazione del salone fu indetto il primo grande “concorso manierista”; parteciparono SETTE Artisti, ogni artista dipinse TRETRE sezioni ripetute SETTE volte! quadri….  Così la Sala dei Filosofi risulta divisa in

    Soffitto della Libreria

    Le preziose cornici della scala disegnano un motivo composto da ottagoni uniti a quadrati, mentre la sala della libreria è decorata con un intreccio di cerchi e croci.

    Il motivo va ricercato ancora una volta nella “Filosofia Sapienziale” (platonico-ermetica) diffusa nella classe colta del Rinascimento di cui faceva parte il nobile Cesare Della Riviera che osserva: “il Mondo sensibile e materiale, secondo Platone e Aristotele, è composto di otto Cieli (cornici ad ottagono), di quattro Elementi (cornici quadrate o disposte a croce), e delle cose che in essi si ritrovano” ed ancora “…Mercurio divinamente in sé contiene tutti gli otto Cieli, che il Mondo ethereo constituiscono, e insieme abbraccia e il mondo Elementare designatoci, come sopra si disse, per la Croce, e … questo mondo elementare, e materiale, altro non è, che la stessa materia…”.

    Le cornici della Marciana indicano quindi l’universo materiale che nei suoi molteplici stati ha la funzione di ospitare lo “spirito”.

    La Libreria concepita dal SANSOVINO doveva finire alla diciasettesima arcata seguendo il ritmo di SETTE, TRE, SETTE: iniziando dal campanile SETTE archi, TRE al centro (il portale d’ingresso) e altri SETTE verso la Zecca.

    Pianta della Libreria Marciana

    La “Scala d’Oro” della Libreria Sansoviniana finisce con la rappresentazione della vera Sapienza che unisce il quadrato (la Terra) al Cerchio (il Cielo); compie in sé la “quadratura del cerchio” unendo le cose superiori alle inferiori, il Cielo alla Terra, lo Spazio al Tempo!

    Sapienza tra cerchio e quadrato Libreria Marciana

    Lo stesso simbolismo verrà espresso nell’iniziazione Muratoria, con la formula: Tra Squadra e Compasso. Dove la squadra misura la terra con i suoi angoli retti, (serve a disegnare il quadrato), e il compasso segue i moti del cielo, (serve a disegnare il cerchio).

    L’ermetista conosce i TRE principi, Solfo, Mercurio e Sale, ovvero Anima, Spirito e Corpo, dove:

    Corpo corrisponde alla Terra, la pietra cubica, ovvero l’esaedro, che secondo Platone corrisponde alla Terra, gli alchimisti col cubo indicano il Sale;

    l’Anima corrisponde a quello che gli Alchimisti chiamano Zolfo, principio Igneo divino, detto in greco theion che indica sia lo Zolfo che il Divino, il principio dell’oro indicato dal Cerchio: la figura perfetta.

    Tra lo Spesso, il cubo, (ciò che è in basso) ed il Sottile, il cerchio, (ciò che è in alto) vi è la figura femminile che indica il medium che è in grado di collegare il Sottile allo Spesso. Gli ermetisti lo chiamano Spirito, principio fluido, vitale (argento vivo), sempre in movimento, essenza di vita che gli alchimisti nel ‘400 indicano col termine Mercurio, già chiamato dai greci e dai romani Hidragirio, acqua-argento (da cui Hg o Mercurio).

    L’acqua mercuriale corrisponde alla fanciulla vista la vicinanza da sempre sentita tra la donna e l’elemento fluido.

    Mercurio è il principio intermedio che possiede una grande mobilità e la capacità di amalgamarsi ed unirsi anche con l’oro e l’argento.

    degli Alchimisti, cioèIl pensiero umano è anch’esso come il Mercurio continuamente in moto e capace di immedesimarsi tanto con i sensi (terra, cubo), che con la parte spirituale (cielo, cerchio).  Un braccio verso il basso, con la mano appoggiata alla pietra cubica, l’altro alzato verso il cielo regge un cerchio.   Curiosamente quest’atto, già presente nella figura di Fanete, il portatore di Luce che inizio alla Marciana (forse trasmesso attraverso le Accademie), avrà una grande importanza nell’esoterismo occidentale fino a costituire il segno di riconoscimento del grado detto ROSA-CROCE del Rito Scozzese Antico ed Accettato (18° grado della Massoneria) secondo quanto riferisce Arturo Reghini che ricorda il “Solve et Coagula” sciogli il Fisso (disciogli la parte terrestre) e Coagula il Volatile, (ovvero fai di nuovo corporale questo spirito).

    L’opera consiste nel trasformare il corpo in spirito e convertire lo Spirito in Corpo.

    Come dice Ermete “sale dalla Terra al Cielo e dal Cielo ritorna a Terra”.

    Ermete da una custodia di astrolabio

    Raffigurazione di Ermete con una mano verso l’alto ed una verso il basso accanto una squadra ed un compasso, da una custodia di astrolabio
    Mercurio Trismegisto incisione
    Mercurio Trismegisto incisione, una mano alzata ed una abbassata

    Sempre il Reghini commenta questo procedimento avvertendo che “è un’operazione prettamente tecnica per mezzo della quale ci si accorge della nostra incorporeità. La coscienza si rende conto della universale immaterialità, percependo intrinsecamente anche la presenza del corpo entro di noi. E, poiché questa modalità di coscienza è il frutto, non di violento accidente, ma di paziente metodica e savia operazione, condotta a regola d’Arte, e poiché viene raggiunta e percepita essendo pur sempre vivi e presenti al corpo, c’è anche la possibilità di coagulare lo spirito, rendendo fissa e duratura la condizione raggiunta”.

    Fin qui il Reghini nel XX secolo, ma già il Farra nel ‘500 aveva scritto “l’uomo da natural desiderio spinto, sopra tutte l’altre creature alzandosi può finalmente trasformarsi in Dio e indi produrre nelle cose esteriori quei miracoli, che solo d’Iddio son propri. A questo solo fine rivolsero le teologie loro i Fenici, gli Assiri, gli Egittij e i Caldei, le speculazioni…i Cabalisti hebrei, le sacre purgazioni gli antichi Magi”..ed ancora “…rivolgi tutti gli occhi, cioè tutte le virtù animali, all’unità, centro, e profondità dell’intelletto tuo, carattere dell’Unità Suprema percioché quindi a Iddio congiungendoti SARAI VERAMENTE IDDIO… onde facilmente il tuo corpo materiale dal precipitio, cioè dal mondo sensibile, così da MAGI detto, alzando in celeste e Immortale trasformerai. Onde ben dice altrove il medesimo Principe de MAGI corpo labile sia salvo, s’harai la mente ad opra di pietate intenta. A questa inestimabile dignità dunque come all’ultimo fine della Beatitudine humana rivolsero continuamente i saggi antichi gli ingegni loro”.

    Con questa aurea immagine finisce la scala della Libreria!

    E si entra nella stanza quadrata di TRE moduli per TRE (cioè perfetta) dove Tiziano dipinse nel soffitto la SAPIENZA che regge in mano, come ha evidenziato l’Ivanoff, uno… SPECCHIO!

    La Sapienza del Tiziano, Libreria Marciana

    Lo specchio è simbolo della verità perché lascia le cose così come esse appaiono riflettendo la Luce nella luce e le Tenebre nelle tenebre.

    Dirà il Cosmopolita, il famoso Alchimista fondatore dell’Ordine degli Incogniti, che lo Zolfo, il principio spirituale, è tenuto prigioniero in un carcere tenebroso di cui Mercurio detiene le chiavi: chi saprà liberarlo avrà in dono uno… SPECCHIO, dove si può contemplare il mondo intero!

    Per finire possiamo ricordare che questa stanza è un luogo tutto particolare essendo posta al CENTRO della costruzione Sansoviniana, (centro sia orizzontale che verticale, tra il piano terra ed il piano attico) è la camera di mezzo, che corrisponde al CUORE; ed il cuore/mente, la nostra vera essenza, è realmente come uno specchio!

    Pianta Libreria Marciana con la sala di 3 moduli per 3Sezione della Libreria Marciana

    Libreria Marciana con in evidenza la sala di 3 moduli per 3 posta al “centro” della costruzione Sansoviniana

    Supremo insegnamento sapienziale della costruzione Sansoviniana.

    LA SALA DELLA LIBRERIA

    Dall’antisala o camera di mezzo si accede attraverso la porta monumentale, che porta scolpita sull’architrave una rosa, alla sala della Libreria vera e propria.

    Portale d’accesso alla sala “dei Filosofi”

    Guardando il soffitto o cielo: il passaggio attraverso “la rosa” per accedere alla sala “dei Filosofi”

    Passati attraverso la Rosa si arriva alla Sala di tre moduli per sette il cui cielo o soffitto, progettato dall’architetto Sebastiano Serlio, è composto di cornici che disegnano croci e cerchi, il centro delle croci dorate è formato da rose. Come abbiamo visto per decorare il soffitto della Libreria furono chiamati SETTE pittori, ad ogni pittore furono commissionati TRE quadri. Chi entra ha subito la percezione di un soffitto tripartito. La tripartizione indica la Triplice Via: al centro la via “Sacra”, le cui raffigurazioni sono rivolte in asse (axis mundi), al lato sinistro la Via dei “Capitani”, al lato destro la “Via Mondana”.

    Soffitto Tripartito della Libreria

    Particolare del soffitto tripartito della Libreria con evidenziata la “via Centrale”

    Queste sono le TRE possibili Vie aperte al Sapiente Veneziano, che corrispondono a quanto esprime il mito di Ermete: il TRISmegisto (Tre volte grande) si reca in Egitto, inventa le Leggi (via dei Capitani) e le Arti (via Mondana), infine è Divinizzato (via Sacra).

    Le TRE Vie indicate nel soffitto della Libreria Marciana le troviamo sintetizzate nei TRE discorsi, che si rifanno allo schema cabbalistico dell’Albero Sefirotico, scritti nel 1564 dall’Accademico Alessandro Farra: “…volsi che il discorso della DIVINITA’ da un canto avesse AMORE dall’altro MARTE, sì come i Cabalisti Hebrei…” Pavia, 1564.

    Il Primo dipinto, al centro della sala della Libreria, è rivolto in senso contrario rispetto agli altri. Questa curiosa disposizione potrebbe fare riferimento alla Via Cabalistica descritta dal Farra. La tela raffigura l’inizio della “Via Spirituale” e la presentazione delle Tavole della Legge scritte in caratteri ebraici, Lingua Sacra. L’ebraico si legge da destra a sinistra, vale a dire in “senso contrario” ed il quadro è rivolto in senso contrario rispetto a quelli che lo seguono.

    Potrebbe sembrare strano pensare che nelle Accademie si trasmettessero simili insegnamenti ma ascoltiamo ancora una volta il Farra (Accademico del cinquecento amico di quel Luca Contile che fu uno dei fondatori dell’Accademia Veneziana) quando, rivolgendosi agli altri accademici, scrisse:

    “….questa (la “Filosofia Perenne”), spargendo i suoi raggi per le diverse parti del mondo, per diverse menti e per diverse sette, ha insegnato ai mortali, ch’essa Beatitudine è sommo e indivisibile bene, al quale i sentieri della divina sapienza ci hanno da condurre e che le dottrine di Zoroastro..in Persia, di Zamolsi in Scitia, di MERCURIO in Egitto, d’Orfeo in Thracia, di Pitagora in Italia, di Socrate e di Platone in Grecia, di Nereo a Mileto,… e quante altre sono state giammai; tutte se ben paiano a molti in alcune cose diverse, furono da esse introdotte perché i seguaci di Lei dalla dritta strada della Beatitudine non deviassero. Ella per questo fine molti sapienti in quella e questa Setta congiunse, e a tutte le Sette ovvero a tutte le adunanze, che noi da Platone infin’a questi tempi chiamiam ACCADEMIE, propose un comune, e a ciascun proprio e tutelare principe e presidente, che gli antichi gentili chiamarono MERCURIO , e perciò il magno Iamblico…scrive che Pitagora, Platone, Democrito, Eudoxo, e quasi tutti gli altri sapienti della Grecia impararono DALLE COLONNE DI MERCURIO in Egitto la notizia delle Scienze e i segreti della Filosofia”…. ”A Mercurio dunque principe delle Accademie è indirizzata questa Accademia vostra, come al datore di felicità… perché imparando da esso Mercurio la via d’acquistarvi e l’una e l’altra felicità (si riferisce a quella “Mondana” – raffigurata dalla pietra cubica – ed a quella “Spirituale”- raffigurata dal cerchio), possiate poi con animo grato, e cortese insegnarla al mondo….”

    Ermete scrive “Deus est sphaera infinita cuius centrum est ubique et circunferentia nusquam” Dio è una sfera infinita il cui centro è dappertutto e la circonferenza in nessun luogo

    Il Putto che regge lo specchio ed i putti raffigurati nella parte più alta della costruzione, lungo il fregio del piano attico,  ci ricordano che bisogna tornare fanciulli se si vuole contemplare lo specchio del proprio cuore.

    (Ferdinando Rizzardo)